Facile distinguerli (senza troppo rigore)
Ancor prima di entrare nel vivo di questo articolo, introduciamo una riflessione importante sulle scelte lessicali operate per redigerlo. Tralasciando definizioni ponderose e rigorose, che occuperebbero molto tempo, ci siamo orientati verso un linguaggio meno complesso e abbiamo usato la semplificazione come una veloce guida. D’altronde, poiché il mondo dell’automazione industriale corre ad una velocità pazzesca, tanto vale essere altrettanto veloci nel far propri alcuni termini.
Partiamo dalle due parole chiave: trasduttore e sensore
Un trasduttore prende una grandezza fisica, in ogni momento, e la trasforma in un’altra.
Un sensore individua una grandezza fisica in un determinato momento.
Nel linguaggio comune questi due termini possono sovrapporsi e a volte fondersi, ma qui ci concentriamo sul loro uso quotidiano nel settore delle macchine automatiche e del controllo di processo.
Quando parliamo di trasduttori
Parliamo di TRASDUTTORE quando c’è una grandezza fisica, per esempio la pressione di aria compressa, la temperatura di un forno, lo spostamento nello spazio ecc. e vogliamo misurarla. In questo caso trasformiamo la grandezza fisica in un segnale elettrico. Possiamo leggere questo segnale con qualsiasi apparecchiatura; possiamo interpretarlo e prendere delle decisioni, dalle più semplici, come rendere noto l’andamento o visualizzarlo, a quelle più articolate, come ad esempio fare in modo che il sistema reagisca nel modo voluto. Il segnale elettrico quindi, meglio se standard, cioè leggibile da diversi tipi di apparecchi in commercio, potrà essere utilizzato dall’elettronica di visualizzazione, controllo o supervisione.
Come disse un fisico illuminato, “[…] basta un fattore di conversione e possiamo dominare ogni grandezza fisica.” Possiamo usare questa affermazione in modo molto potente. Non importa la grandezza, l’unità di misura o il tasso di variabilità, se creiamo nell’elettronica programmabile un fattore di conversione adeguato, avremo a disposizione, dopo la trasduzione di ogni variabile, dei segnali tutti paragonabili tra loro e trattabili allo stesso modo. Diventiamo quindi “padroni” della conoscenza del sistema, che potremo misurare e controllare a nostro piacimento.
Quando parliamo di sensori
Il Sensore sarebbe tecnicamente il solo elemento sensibile del trasduttore, tuttavia nel linguaggio comune possiamo identificarlo come segue.
Un SENSORE può individuare in uno specifico momento il valore della grandezza e confrontarlo con una soglia di intervento memorizzata al suo interno. Il sensore può quindi darci l’informazione di avvenuto o meno superamento della soglia stessa. L’informazione è “on” oppure “off”, l’evento c’è o non c’è.
Il sensore si rivela utilissimo nella gestione della logica di controllo di un qualsiasi impianto e differisce dal nostro trasduttore (nostro come definizione), perché non richiede interpretazione di segnale e quindi possiede già l’informazione richiesta. Risparmio di denaro, di tempo, di software.
Il compito di TSK è accompagnare il cliente nella scelta del sensore o trasduttore adatto alle specifiche esigenze di lettura delle grandezze fisiche del proprio impianto. Insieme al cliente viene scelto quindi non solo il modello, ma si individua inoltre quale fattore di conversione (di qualunque natura, purché sia valido) potrà utilizzare per rendere il trasduttore o il sensore più efficace, preciso e immediato possibile.
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